Pellet nocivo sotto sequestro, le regole per acquisti sicuri
E’ notizia di pochi giorni da che la Guardia di Finanza ha sequestrato 240mila chili di pellet nocivo per la salute. Le analisi effettuate sul prodotto prelevato da un’azienda biellese hanno rilevato dosi elevate di collanti e vernici, prima fra tutte la formaldeide, una sostanza spesso usata nella produzione di arredi ma assolutamente inadatta ad essere bruciata. Una prolungata esposizione alla formaldeide infatti, secondo l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc), è ritenuta cancerogena per l’uomo e causa di neoplasie dell’apparato respiratorio e leucemia.
Alla luce di questo fatto e con l’autunno ormai alle porte, ritorna il problema della sicurezza del pellet: come assicurarsi che quello che stiamo per acquistare è efficiente e non mette a rischio la salute nostra e della nostra famiglia?
Vediamo insieme quali sono le caratteristiche del pellet sicuro:
Le CERTIFICAZIONI
In fase d’acquisto è bene verificare la presenza della certificazione europea ENPlus. Questa non garantisce solo la qualità del prodotto, ma anche la tracciabilità e il suo ciclo di vita. La certificazione suddivide il pellet in tre categorie: A1 per il più pregiato, caratterizzato da un contenuto di ceneri massimo pari allo 0,7%, A2 di categoria leggermente inferiore e B, il più scadente, non adatto ad usi domestici o privati, caratterizzato da un contenuto di ceneri massimo del 3,5%
Al fianco del marchio ENPlus inoltre dovrà essere presente il codice identificativo dell’azienda dal quale proviene. Questo codice sarà composto da due lettere, indicanti il paese di proveniente (ad esempio, IT per l’Italia) e da tre cifre corrispondenti al nome del produttore.
L’ ETICHETTA CHIARA
Molte informazioni fondamentali sul pellet che stiamo per acquistare ci vengono fornite in etichetta.
Il parametro più importante a cui guardare è il residuo di ceneri, considerando che un pellet che ne contiene molte produce più polveri nella combustione e costringe a pulire più frequentemente la stufa. Il suo valore ideale è 0,7% ma risulta accettabile sino al 1,5%,
Il potere calorifico è un’altra di quelle voci da controllare in etichetta anche se di rilevanza limitata dal momento che molti produttori sono soliti indicare il valore relativo allo stato anidro. Possiamo trovare sulle etichette valori tipo 5,3 kWh/kg. In realtà il potere calorifico reale del pellet è attorno ai 4,7-4,8 kWh/kg. Cifre più alte sono false: il potere calorifico non può essere considerato allo stato anidro ma va misurato per quello specifico pellet con il suo contenuto idrico, mediamente del 6-8%.
Alla voce specie legnosa è possibile ricavare invece diverse informazioni circa la tipologia di legno utilizzato ma queste non sono indicative della qualità del prodotto che stiamo per acquistare
QUALITA’ VISIBILE
E’ possibile riconoscere un pellet scadente con una semplice occhiata? In un certo senso, sì. Basterà sollevare il sacco e analizzarlo visivamente: molti residui di pellet sbriciolato indicano un prodotto di scarsa qualità che è stato, tra l’altro, sottoposto a lunghi spostamenti. Un pellet di qualità sarà compatto e privo di residui.
Al contrario di quanto si creda, invece, il colore invece non ha nulla da dirci sulla qualità del prodotto ma può rivelarci in che modo è stato sottoposto ad essiccazione: una colorazione più scura indica che probabilmente è stato utilizzato un essiccatoio a tamburo.
In ogni caso, è buona regola diffidare sempre dai pellet contenuti in imballaggi anonimi, oppure venduti sfusi: oltre ad essere vietate dalla legge, queste tipologie si rivelano il più delle volte poco efficienti e pericolosi per la salute. E’ buona abitudine invece rivolgersi sempre a rivenditori seri e riconosciuti che, sicuramente, sapranno consigliare la tipologia di pellet più efficiente, al giusto rapporto qualità/prezzo.